ELLIOT ERWITT

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ELLIOT ERWITT

Vito Zingale Photo
Pubblicato da Vito Zingale in Grandi Fotografi · 6 Gennaio 2018
Tags: EliottErwittfotografoMagnum
Elliot Erwitt e’ un fotografo universalmente riconosciuto per la delicata ironia del suo sguardo, che ha sempre preferito rivolgere alle assurdita’ presenti nella nostra societa’ piuttosto che alle sue malattie.  Pur prendendo estremamente sul serio la fotografia, ha sempre sostenuto l’estrema importanza dell’umorismo nelle sue fotografie : “ Far ridere le persone e’ uno dei piu’ grandi che si possano raggiungere. E’ molto difficile, per questo mi piace”.
Nato a Parigi nel 1928 da genitori ebrei di origini  russe, Elliot Erwitt passo’ la sua infanzia a Milano, fino a quando, nel 1939, si trasferi’ negli Stati Uniti con la famiglia per fuggire dalle leggi fasciste. Trascorse la sua adolescenza ad Hollywood, dove inizio’ presto a lavorare nella camera oscura di uno studio fotografico prima di iscriversi ad un corso di fotografia presso il Los Angeles City College. Nel 1948 si trasferisce a New York dove studia cinema alla New Schoole fo Social Research. Nel 1949 viaggio’ in Italia e in Francia dove fotografo’ con la sua fedele Rolleiflex. Nel 1951 presto’ servizio militare per l’esercito statunitense in Germania e Francia, dove ebbe ancora modo di scattare fotografie.
La svolta per la sua carriera di fotografo avvenne a New York, quando conobbe Robert Capa, Edward Steichen e Roy Stryker. Quest’ultimo lo assunse alla Standard Oil Company per la quale lavoro’ ad un libro fotografico e ad un reportage sulla citta’ di Pittsburgh. Nel 1953 entro’ a far parte dell’ agenzia Magnum e contemporaneamente collaboro’ come free lance  con riviste del calibro di “Life”.  Alla fine degli anni ‘60 fu presidente della Magnum per tre anni. A partire dagli anni ‘70  si concentro’ maggiormente sul cinema, realizzando sia documentari che commedie.

L’ ironia di Erwitt scaturisce dalla sua capacita’ di cogliere nella quotidianita’  degli accostamenti paradossali, che allo stesso tempo mettono in mostra e smitizzano le borie e le ansie della societa’ contemporanea. Ma sempre bonariamente e con una buona dose di accondiscendenza.
I cani sono uno dei suoi soggetti preferiti. Non perche’ ne sia particolarmente affascinato ( almeno cosi’ lui sostiene), ma perche’ con i loro atteggiamento naturale e irriverente, fungono da perfetto contraltare alla pomposita’ ed alla ricercata compostezza dei loro padroni.
La sua attenzione nei confronti degli aspetti apparentemente piu’ frivoli della societa’, lo resero un protagonista sui generis della Magnum.
Ma anche quando si cimenta nel fotogiornalismo  “classico”, Erwitt regala ai sui ammiratori immagini in grado di fissare nella memoria di generazioni passaggi storici di portata mondiale. dalla foto di Jaqueline Kennedy durante il funerale del marito, a quella di Nixon che punta il dito sul petto di Nikita Kruscev, ai ritratti di Che Guevara ed a quelli di Marylin Monroe.
Nel corso della sua opera e’ possibile anche rintracciare un filone dedicato, volontariamente o meno, alla tematica razziale affrontata anche in questo caso col sorriso ( magari un po’ amaro) sulle labbra.





"Si tratta di reagire a quel che si vede, senza preconcetti; si possono trovare immagini da fotografare ovunque, basta semplicemente notare le cose, interessarsi a ciò che ci circonda e occuparsi dell'umanità"
"Alcune ottime cose nascono dall'ozio e dalla meditazione.”
“Quando uno si ritrova di colpo in mezzo a estranei che blaterano in una lingua che non capisci, devi usare gli occhi. E cosa vedi? Vedi esseri umani comici, tristi, felici: esseri umani più o meno come te."
“Quando è ben fatta, la fotografia è interessante. Quando è fatta molto bene, diventa irrazionale e persino magica. Non ha nulla a che vedere con la volontà o il desiderio cosciente del fotografo.”
“Il punto fondamentale è scattare la foto in modo che poi non ci sia bisogno di spiegarla con le parole.”
“Quando la fotografia accade, succede senza sforzo, come un dono che non va interrogato né analizzato.”




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