MARTIN PARR
Pubblicato da Vito Zingale in Grandi Fotografi · 4 Febbraio 2019
Tags: Martin, Parr, fotografo, Reggio, Emilia
Tags: Martin, Parr, fotografo, Reggio, Emilia
Nato nella cittadina di Epsom, vicino a Londra, il 23/05/1952, vive la sua giovinezza circondato dagli agi della classe medio/alta. Il legame col nonno, fotografo amatoriale, lo incoraggia a proseguire su questa strada. Terminati gli studi in fotografia presso il politecnico di Manchester tra il ’70 e il ’73, Martin si dedica anima e corpo alla sua passione partecipando ad innumerevoli concorsi fotografici. Dal ’74 in poi inizia la sua carriera da insegnante presso diversi istituti britannici, mentre si dedica al suo lavoro realizzando corpose opere con alterno successo tra le quali si ricordano “Bad Weather” (1984), “The Last Resort” (1986), “The Cost of Living” (1989), “Common Sense” (1999). Nel 1994 viene infine accettato, con non poche contestazioni, tra i ranghi della famosa Agenzia Magnum dove fu presentato da Cartier-Bresson in persona. Il suo interesse verso la classe media, i suoi usi ed i suoi costumi e la delusione verso la chiusura dell’Inghilterra nei confronti del mondo, lo spingono ad imbarcarsi in numerosi viaggi “di esplorazione” in tutto l’Occidente, nel Medio Oriente più ricco ed infine in Giappone. Curioso per natura, Parr non si limita alla fotografia “dura e pura”, ma rivolge il suo interesse anche alla televisione e ai nuovi media digitali: tra le altre sue opere figurano per esempio diversi videoclip ed un intensa integrazione del suo lavoro coi social. Parr, che ormai si avvia verso i 70 anni, è sicuramente ancora oggi uno dei fotografi più noti e dinamici, soprattutto poiché continua inarrestabile a collezionare premi, organizzare mostre, presentare esposizioni. E nessuno sa con che cosa di nuovo se ne uscirà domani.
Come molti fotografi prima di lui Parr ha dovuto faticare, provare e riprovare per trovare la sua strada. Che, per un fotografo, significa trovare un proprio stile ben definito ed inconfondibile. Intraprese la sua carriera ispirato dal bianco e nero di fotografi quali Henrì Cartier-Bresson e Bill Brandt, ma ben presto, intorno ai primi anni ’80, le sue inclinazioni stilistiche cominciarono a cambiare, allontanandosi dai “classici”. Iniziò a maturare la sua concezione della fotografia, rifiutando di rinchiudersi in uno schema, di focalizzarsi su uno o pochi argomenti, preferendo la ricerca di nuove sfide e affrontando la rigidità della visioni accademiche. I tratti salienti del Parr post classico sono:
- L’uso dell’ironia pungente e del sarcasmo che accompagnano il lavoro del fotografo per tutta la sua durata. Essi sono gli strumenti con cui critica le ipocrisie della nostra società.
- L’utilizzo della composizione e di accostamenti inusuali per mettere ancora più in risalto i paradossi ed il ridicolo del quotidiano.
- L’uso estremo della saturazione dei colori, per esasperare ancora di più il contenuto delle fotografie.
- La scelta di inquadrature talvolta estremamente vicine ai soggetti per catturare al meglio ogni dettaglio (disse che ci volle del tempo per imparare a farsi coraggio ed ignorare le lamentele dei “modelli”).
- L’utilizzo del flash in ogni momento della giornata, appositamente per dare quel tono così particolare ai colori delle sue foto.
Parr iniziò la propria carriera come fotoreporter, collaborò con diverse riviste ed indagò attraverso le immagini la vita degli inglesi, partendo, come detto , da uno stile classico, alla “Cartier-Bresson”. Non passò tuttavia molto tempo prima che Martin trovasse la sua ragion d’essere in una spietata quanto umoristica critica all’eccesso e al vizio nei paesi avanzati, un’esortazione all’autocritica per lo spettatore, un cambio di prospettiva sulla realtà attraverso l’occhio e l’obiettivo. L’essere umano, i suoi simboli, le sue tracce ed il suo essere intrinsecamente grottesco sono per il fotografo pane quotidiano, strumento della sua critica e spunto di riflessione per il suo pubblico. Martin infatti percorre il mondo in lungo ed in largo alla ricerca dei paradossi, delle assurdità e delle devianze che si nascondo nella società sotto i nostri occhi ed utilizza il potere della fotocamera per dargli nuovo risalto, per metterle a nudo. Il turismo, il cibo, il lusso, gli oggetti del quotidiano sono alcuni dei temi a lui più cari poiché mettono in risalto al meglio la superficialità, la morbosa assuefazione all’eccesso, il ridicolo che l’uomo perpetra nel suo quotidiano. Tuttavia rinchiudere entro certe tematiche il suo lavoro sarebbe sbagliato, l’obbrobrio si nasconde ovunque e lui inarrestabile lo insegue.Martin Parr analizza così la realtà attraverso un occhio critico che non perdona, cerca la vulnerabilità nell’uomo e mira a smontare i rigidi schemi che all’apparenza ingabbiano la società. Se dobbiamo riconoscere un pregio a Martin Parr, sicuramente non possiamo che ammirare la risolutezza e la determinazione con cui lui ha spezzato, almeno in parte, gli schemi che governavano il mondo della fotografia. La sua lezione principale? “Impara ad ampliare le tue prospettive, crea un tuo stile, sii coraggioso, celebra la tua unicità”. Non importa quanto possa sembrare difficile e quanti ostacoli ci si possa trovare davanti, se veramente ci credi allora Parr ti insegna a provare e riprovare, a sperimentare, ad innovare e se necessario stravolgere.
“La fotografia è la cosa più semplice del mondo, ma è incredibilmente complicato farla davvero funzionare” –Martin Parr